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ToggleL’errata diagnosi di un tumore è un evento purtroppo non raro riconducibile a due possibili diversi scenari.
Possiamo, infatti, parlare di errata diagnosi quando il medico non accerta una neoplasia (falso negativo), ma anche quando rileva un tumore che in realtà non esiste (falso positivo).
Nel primo caso, il paziente corre gravi rischi per la salute e la sua stessa vita viene messa a repentaglio.
Nel secondo, l’errore commissivo attiva un percorso terapeutico, anche di tipo chirurgico, non necessario arrecando un danno al soggetto.
Dal punto di vista legale, entrambi gli scenari possono essere all’origine di un pregiudizio, fisico e psicologico, meritevole di un risarcimento danni per errata diagnosi di tumore.
Se tu o tuo familiare siete stati protagonisti di un caso di malasanità oncologica, non perdere tempo prezioso.
Rivolgiti, oggi stesso, all’Avvocato Roberta Scarpellini esperta in risarcimento danni malasanità a Milano e dai voce ai tuoi diritti.
Il quadro normativo e la responsabilità in malasanità oncologica
La responsabilità medica per errori oncologici si configura quando un paziente riporta un danno a causa di diagnosi errate o tardive e trattamenti inadeguati.
Un ritardo diagnostico per negligenza del medico, mancata prescrizione degli accertamenti o sottovalutazione dei sintomi può, infatti, compromettere le possibilità di cura e sopravvivenza del paziente.
Per la giurisprudenza italiana, la perdita di chance terapeutica costituisce un danno risarcibile, anche quando non è possibile dimostrare con certezza che una diagnosi tempestiva avrebbe potuto scongiurare il peggioramento della malattia.
Una diagnosi errata di neoplasia può, invece, portare a trattamenti inutili o anche dannosi con evidente responsabilità medica quando si dimostra che lo specialista non ha seguito le linee guida o ha commesso un errore evitabile nella lettura degli esami.
Anche una scelta terapeutica errata può configurare una colpa professionale qualora provochi un peggioramento delle condizioni del paziente.
Infine, si può parlare di responsabilità medica in caso di comunicazione scorretta tra lo specialista e il paziente. Quest’ultimo ha, infatti, il diritto di prestare un consenso informato completo e dettagliato e una violazione di questo principio può essere fonte di responsabilità per il medico e la struttura sanitaria.
Il contesto legale nel quale si inquadra la responsabilità medica per errori oncologici è quello della responsabilità contrattuale perché il rapporto paziente-medico si fonda su un obbligo di prestazione d’opera intellettuale.
Ai fini risarcitori, ciò significa che il paziente deve dimostrare il danno riportato e il nesso causale con l’errore medico.
Spetta, invece, al professionista dimostrare di aver agito con diligenza e nel rispetto delle linee guida.
In breve, le principali normative per la responsabilità medica in oncologia.
- Legge Gelli-Bianco (L. 24/2017): regola la responsabilità sanitaria e rafforza la tutela del paziente.
- Articolo 2043 del Codice civile: disciplina il risarcimento per danno ingiusto.
- Articolo 2236 del Codice civile: definisce la responsabilità del medico per colpa grave.
- Articolo 590 del Codice penale: prevede sanzioni per lesioni colpose derivanti da negligenza sanitaria.
Errori diagnostici in oncologia: cause e conseguenze
L’errore medico in oncologia può verificarsi per diverse ragioni e l’accertamento delle stesse è imprescindibile per procedere con una richiesta di risarcimento danni.
In generale, l’errore può essere riconducibile a cause umane, organizzative e tecnologiche.
Le prime sono ascrivibili allo stress e alla fatica che possono compromettere la lucidità dell’operatore sanitario. Le organizzative sono legate alle lacune del sistema sanitario che possono tradursi in comunicazioni inefficaci, parziali o lacunose tra i membri del team medico.
Infine, le tecnologiche di cui può rispondere la struttura erogante le prestazioni sanitarie e che condizionano il funzionamento dei dispositivi biomedicali.
A prescindere dalle loro origini, gli errori diagnostici in oncologia, così come in qualsiasi altra branca della medicina, si ripercuotono sul paziente sul piano psicofisico, ma spesso non risparmiano neppure la sfera emotiva, familiare, sociale e professionale.
In oncologia, l’errore diagnostico può non consentire al paziente, peresempio, di accedere ai protocolli terapeutici in un intervallo temporale in cui gli stessi si sarebbero potuti rivelare più efficaci e, di conseguenza, la prognosi può essere peggiore rispetto alle prospettive di guarigione di una diagnosi tempestiva.
Ritardo, omissione e diagnosi errata: casi emblematici
In oncologia, un ritardo diagnostico può posticipare l’inizio dei trattamenti e compromettere il quadro clinico del paziente.
Un errore come questo può verificarsi quando, nel corso di una mammografia di controllo, il radiologo non rileva la presenza di elementi sospetti.
Ciò può aggravare le condizioni della donna costringendola a sottoporsi a trattamenti più invasivi come l’asportazione del seno.
In linea generale, i ritardi pregiudizievoli in oncologia vanno dai 6 agli 8 mesi, ma è bene sottolineare che ogni caso è diverso perché per alcune neoplasie un ritardo diagnostico, anche di un solo mese, può comportare danni molto gravi.
Per quanto concerne l’omessa diagnosi di cancro, possiamo fare riferimento alla sentenza n. 1100 del 9 febbraio 2022 del Tribunale Civile di Milano in merito al caso di un paziente a cui viene erroneamente diagnosticato un minicarcinoma invece di un carcinoma.
A causa dell’errore medico, viene impostato un trattamento diverso rispetto a quello che avrebbe potuto salvare la vita al paziente e, di conseguenza, i familiari avanzano una richiesta di risarcimento danni per perdita di chance e perdita del rapporto parentale.
Infine, le errate diagnosi di neoplasia che vengono formulate quando il medico interpreta, per esempio, erroneamente i referti di una TAC o di una risonanza magnetica scambiando un tumore benigno per uno maligno, o viceversa.
Cosa fare in caso di errata diagnosi di tumore: guida per pazienti e familiari
Se tu o un tuo familiare avete scoperto la presenza di un tumore a seguito di una diagnosi errata che ha, a sua volta, provocato un ritardo nel trattamento della malattia rispetto al timing previsto per affrontarla, potreste avere diritto a un risarcimento danni.
Cosa fare per ottenerlo? Per prima cosa, devi rivolgerti a un avvocato esperto in malasanità. In qualità di legale con anni di esperienza alle spalle, mi corre difatti l’obbligo di sconsigliarti un avvocato generalista.
Chi assiste persone danneggiate da malpractice medica deve essere altamente preparato, specializzato e consapevole del delicato lavoro e dell’impegno che una simile causa richiede.
Un avvocato con esperienza specifica in responsabilità medica, insieme a un team di esperti medici legali, può dunque:
- analizzare la cartella clinica per individuare le negligenze;
- gestire il contenzioso garantendo la massima tutela dei diritti del paziente;
- seguire tutte le fasi dell’iter legale aumentando le probabilità di ottenere giustizia.
Se sei stato vittima di un’errata diagnosi di tumore, non perdere tempo prezioso.
Chiama, oggi stesso, l’Avvocato Roberta Scarpellini eperta in risarcimento danni malasanità a Milano e richiedi una prima consulenza gratuita.
Ricordati che il tempo a tua disposizione per agire legalmente è limitato ed è essenziale muoversi tempestivamente per ottenere il massimo risarcimento. Procrastinare un’azione legale non è mai consigliabile perché la raccolta delle prove può essere compromessa e le possibilità di ottenere un equo indennizzo si riducono.
Se, invece, hai perso un familiare a seguito di un’errata diagnosi di tumore, ti invito a leggere il mio approfondimento sul risarcimento per morte malasanità dove potrai trovare tutte le informazioni che ti servono.
Hai ricevuto un’errata diagnosi di tumore con conseguenze che hanno minato ulteriormente il tuo stato di salute e causato sofferenze emotive, psicologiche ed esistenziali?
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Sono Roberta Scarpellini, avvocato esperta in risarcimento danni malasanità
Reclamo e richiesta di risarcimento per malasanità oncologica
Per la quantificazione corretta del danno da malasanità oncologica, serve una perizia medico-legale atta a valutare l’entità del danni riportati dal paziente.
In linea generale, l’errore medico può causare danni patrimoniali, biologici e morali.
- Danno patrimoniale: riguarda le perdite economiche che il paziente e la sua famiglia hanno subito a causa dell’errore medico oncologico. Questo danno può comprendere diverse voci, tra cui le spese mediche, la perdita di reddito e i costi per l’assistenza.
- Danno biologico: riguarda la perdita di salute e dell’integrità psicofisica del paziente. In oncologia, questo danno può manifestarsi sotto diverse forme come, per esempio, la progressione della neoplasia, la comparsa di una recidiva e i danni fisici permanenti.
- Danno morale: riguarda la sofferenza emotiva, psicologica ed esistenziale che il paziente prova a causa dell’errore medico e della consapevolezza di aver ricevuto un trattamento inadeguato in un momento così delicato della vita. Il paziente può accusare ansia, depressione, perdita di fiducia nel sistema sanitario e senso di impotenza e lamentare un peggioramento della qualità di vita.
Le tempistiche per ottenere il risarcimento danni per malasanità oncologica possono essere lunghe. Entrano, difatti, in gioco diversi passaggi legali come la raccolta delle prove, l’esame delle perizie medico-legali e, in alcuni casi, le azioni in tribunale. La durata dell’intero iter dipende poi da vari fattori come la complessità del caso, la disponibilità di prove, la cooperazione delle parti in causa e la capacità dell’avvocato di risolvere la controversia in tempi brevi.
Prima di iniziare una causa in tribunale lunga e impegnativa anche dal punto di vista economico, si avvia una conciliazione stragiudiziale con la compagnia assicurativa o la struttura sanitaria.
In genere, una trattativa di questo genere può richiedere anche fino a un anno, a seconda della volontà della controparte di arrivare a un accordo.
Se la conciliazione si conclude con un esito negativo, il paziente ha diritto di procedere con una causa civile. In questi casi, spetta quindi al giudice stabilire la sussistenza dell’errore medico e l’importo del risarcimento dovuto al paziente.
Giurisprudenza e casi di successo in malasanità oncologica
Negli anni, la Cassazione si è espressa pù volte sull’errore medico oncologico. Si pensi, per esempio, a un’omessa diagnosi di neoplasia da parte del medico.
Riportiamo, a seguire, la sentenza 23252/2019 che riconosce la responsabilità e la conseguente colpevolezza di un oncologo il cui reato, in base all’articolo 590 del Codice penale (lesioni personali colpose), è estinto per prescrizione, mentre viene confermata la condanna alla rifusione delle spese sostenute dalle parti civili (eredi). Più nel dettaglio, i fatti.
Un medico in servizio presso un Centro di Prevenzione Oncologica non prescrive a una paziente accertamenti come una mammografia e alla stessa viene diagnosticata, a seguito di un’ecografia, una cisti invece di un cancro al seno.
Dopo alcuni mesi, a causa del dolore avvertito alla mammella e alla luce di un cambio di morfologia della stessa, la paziente esegue una mammografia dalla quale risulta la presenza di una neoplasia maligna in fase avanzata.
La donna viene, dunque, sottoposta a una mastectomia radicale con linfoadenectomia ascellare e successiva chemioterapia, radioterapia e ormonoterapia per 5 anni, oltre alla riduzione delle aspettative di vita.
Per i giudici della quarta sezione penale, l’errore medico per la non tempestiva diagnosi di un tumore è causa dell’evento dannoso perché, secondo la scienza medica, è necessario diagnosticare precocemente le patologie tumorali al fine di scongiurare progonosi infauste.
Nel caso in esame, la colpa medica è riconducibile alla mancata o errata identificazione della patologia di fronte a un quadro sintomatologico ben preciso, ma anche alla non esecuzione di accertamenti atti alla formulazione di una diagnosi corretta.
Al termine del dibattimento in aula, la corte respinge la richiesta di “colpa lieve” secondo la legge Balduzzi e vengono, altresì, respinti tutti i motivi di ricorso da parte dei medici. Gli stessi vengono condannati alla refusione delle parti civili e al pagamento delle spese.